La tecnologia rappresenta una delle nostre più grandi passioni. Tanto è vero che tutti, ormai, abbiamo in casa diversi dispositivi tecnologici, da quelli mobile a quelli fissi. Questa enorme passione, però, si può trasformare in un problema per quel che riguarda lo smaltimento degli stessi. Al giorno d’oggi, infatti, i rifiuti tecnologici sono rappresentati soprattutto da pc, stampanti ed altri tipi di dispositivi come in fax che è stato sostituito da soluzioni più economiche come eFax grazie alla rete.
In Europa ogni anno si producono quasi quindici chili di spazzatura elettronica per ogni abitante. I Raee sono classificati in 5 categorie. Nella prima categoria ci sono frigoriferi e condizionatori, nella seconda i grandi elettrodomestici, nella terza televisori e monitor, nella quarta i piccoli elettrodomestici (che includono anche computer, smartphone e tablet), e nella quinta le lampadine. Insomma, tutto ciò che va inserito in una presa di corrente è da considerarsi un Raee e non va buttato nella raccolta indifferenziata. In più sul sito internet dell’ente comunale che si occupa della gestione dei rifiuti è possibile trovare il luogo più vicino a casa dove lasciare i nostri vecchi gadget.
Per gli smartphone, poi, la situazione è ancor più seria, visto che potrebbero ben presto diventare i dispositivi più dannosi e difficili da smaltire. Ma procediamo con ordine: gli smartphone consumano un quantitativo modesto di energia durante l’utilizzo. L’85% del gas serra prodotto da questa categoria proviene dal ciclo produttivo. Questo infatti non comprende solo la progettazione dello smartphone in sé, ma anche (soprattutto) della batteria fatta su misura per lo specifico modello.
Poi, per ogni messaggio di testo, ogni telefonata, ogni video, c’è un data center che consuma quantità importanti di energia e continua ad essere alimentato da elettricità generata dai combustibili fossili. Secondo alcuni studi, l’industria tecnologica sarà entro il 2040 responsabile del 14% dei gas serra globalmente emanati.
Molti giganti del settore, per far fronte a questo problema. stanno lavorando per creare data center basati su energie rinnovabili, con i primi risultati importanti che sono arrivati solo da poco tempo.
Tornando ad i gas serra prodotti durante il ciclo produttivo per realizzare smartphone, una prima fonte di inquinamento è rappresentata dal processo atto ad estrarre i metalli rari utilizzati per realizzare i processori e le schede madri presenti all’interno. Ulteriore “piaga” del settore è rappresentata dalla durata limitata delle batterie, e grazie ai piani tariffari favorevoli, gli utenti sono incoraggiati a cambiare modello più spesso, andando a generare così una quantità notevole di rifiuti tecnologici.
Di questo passo, verso il 2020 la mole di rifiuti tecnologici sarà perlopiù rappresentata dagli smartphone, piuttosto che da pc, laptop ed altri dispositivi. Basti pensare che nel 2017 appena terminato, in tutto il mondo sono stati venduti quasi 1,5 miliardi di smartphone. Considerando l’obsolescenza programmata, i modelli difettosi ed il semplice invecchiare di uno smartphone, molti di questi nuovi smartphone diventeranno spazzatura nel giro di pochi anni.